Il filo del tè

Il professore e il maestro Zen

Una delle prime storie sul tè che ho letto e che voglio raccontarvi l’ho trovata su un vecchio libro “101 storie Zen” che io e il mio migliore amico ci siamo regalati senza volerlo, vicendevolmente.

Cioè lui dice di avermelo regalato e che io glielo ho poi riciclato, se non fosse che sono stata io a comprarlo potrei pesare che abbia ragione.

Comunque la storia parlava di un professore universitario che andò dal maestro Nan-in perché voleva imparare l’arte dello zen.

Il maestro gli prepara il tè e glielo versa in una tazza, continuando a riempirla anche quando la tazza è visibilmente piena.

Il filosofo allora si stupisce della disattenzione del maestro il quale invece gli risponde:

“Come questa tazza tu sei ricolmo delle tue opinioni e delle tue congetture, come posso spiegarti lo zen se prima non vuoti la tazza?”.

Credo che la nostra mente troppo spesso ci crea questo muro. Troppo spesso non permettiamo con i nostri pregiudizi di conoscere l’altro da noi.

Questo avviene in tutto. Spesso siamo bloccati nei confronti di ciò che è diverso, abbiamo il pregiudizio nei confronti di che non ci appartiene, la diffidenza nei confronti di ciò che riteniamo diverso, ma anche la paura di affrontare dei sentimenti che non riusciamo a comprendere. A volte la nostra mente e il nostro cuore si devono liberare per fare spazio, per poter imparare, imparare ad imparare, imparare ad apprezzare e a volte anche imparare ad amare.

Peace, Love, Dream and Drink Tea.

14 pensieri su “Il professore e il maestro Zen”

  1. Qui si parla di tè, ma un buon esempio di questo concetto lo ritrovo nel caffè: noi italiani pensiamo caffè = espresso. Che è come dire pasta = fusilli e lasciar fuori tutto il resto… Qui dalle mie parti, in genere tè = mal di pancia XD

    È dura, ma non ci si ferma.

    "Mi piace"

    1. Si è vero. Anche se pian piano, se riesci a preparare una tazza di tè ben fatto ho visto che le reazioni delle persone cambiano notevolmente. Ci sono alcuni che alla mia offerta “Ti va una tazza di tè?”, mi guardano rispondendomi: “E perchè? Mica sto male.”. Poi però la soddisfazione è molta quando dopo averne bevuto anche solo un sorso,
      mi sento dire “Non pensavo potesse essere così buona una semplice tazza di tè”. E’ un mondo tutto da scoprire e veramente, veramente interessante. Sono stata rapita da poco…ma veramente è talmente tanto intrigante che sembra difficile uscirne…”illesi” 😉

      Piace a 1 persona

      1. Fidati è impossibile. Il problema reale è la sindrome di Stoccolma e l’eremitaggio gustativo a cui ti condanna se non hai la fortuna di conoscere altri malati.

        Quando propongo di fare un tè agli amici sembra che io li abbia minacciati di morte (il gong fu cha non piace a tutti, se manca l’abitudine…)

        "Mi piace"

      2. Bisogna cominciare con piccoli passi. Non puoi proporre qualcosa di troppo distante dalla quotidianeità dei più se non l’hanno mai provato. Bisogna prima cominciare con qualcosa di più semplice. Io sto facendo questi “esperimenti gustativi” con i miei amici di un ristorante, con tutto il personale, quindi anche con i cuochi, notoriamente abituati ai sapori, piuttosto che con i Sommelier ( sono la peggio lo so), comunque all’inizio ho portato loro qualcosa di molto semplice, un tè aromatizzato. Poi ho tentato con un Genmaicha…non ti dico le loro reazioni…quindi li sto avvicinando ad apprezzarli piano piano. (mi hanno detto che è così che si fa). Del resto anche io mi trovo proprio alle prime armi e lo sto conoscendo pian piano…Ma resisteremo…il tè ce la farà… 🙂

        Piace a 1 persona

      3. Ma in ristoranti e bar DOVE CI SONO PERSONE CURIOSE è facile, loro sono i primi a chiedermi pareri ed assaggi. Per il resto io tendo a non avere roba troppo semplice in casa… Qualcuno prova per rassegnazione di solito, e pian piano si avvicina!

        Divulgo dove è facile divulgare, sono pigro :3

        Piace a 1 persona

      4. Io lo vedo più che nel caffè che per il tè. Sul tè vedo migliorato il packaging delle qualità commerciali, mentre invece nei caffè sta partendo la moda del monorigine.

        Siamo comunque già diversi passi avanti rispetto a 15 anni fa!

        Piace a 1 persona

      5. Se lo bevi alla maniera italiana è normale, senti solo la tostatura e l’amaro. Vediti tostature e grammature per i caffè filtro e la cerimonia etiope del caffè.

        È allucinante pensare che un caffè, al pari di vino, tè ed altro, può sapere di spezie, fiori…

        Piace a 1 persona

Lascia un commento